Il coralligeno
Biocostruzione con alghe rosse calcaree e con il briozoo giallo Pentapora fascialis
Alcuni organismi marini possiedono la straordinaria capacità di costruire strutture complesse e persistenti che prendono il nome di biocostruzioni. Gli architetti del mare appartengono sia al regno vegetale che animale, e sono accomunati dall’essere in grado di deporre carbonato di calcio, il materiale che costituisce i loro talli, gli scheletri, le conchiglie, i tubi e i nicchi.
La gorgonia Eunicella cavolini
Tutti questi elementi architettonici vengono affiancati, stratificati, intrecciati in modo tale da creare un gran numero di costruzioni tridimensionali differenti. I costruttori sono coadiuvati nella loro opera da altrettanti organismi detti cementanti che saldano insieme i vari pezzi della struttura rendendola più solida. Di contro gli organismi distruttori demoliscono le biocostruzioni mangiando, sciogliendo o sgretolando l’impalcatura carbonatica. Ogni biocostruzione, quindi, è in perenne trasformazione, e la struttura risultante è influenzata dall’equilibrio dinamico che si viene ad instaurare tra l’attività dei costruttori da una parte e quella dei distruttori dall’altra.
La gorgonia Paramuricea clavata.
Le biocostruzioni assumono una rilevante importanza in quanto modificano l’ambiente marino e lo rendono più eterogeneo. Ogni struttura è piena di protuberanze, interstizi, cavità di differenti dimensioni e con differente orientamento. Alcune cavità sono in ombra, altre più illuminate, alcune sono riparate, altre esposte alle correnti o al moto ondoso, in alcune si accumula sedimento, altre ne sono prive. La grande ricchezza di microhabitat attira un numero elevatissimo di organismi che trovano un substrato su cui insediarsi, un rifugio dai predatori, un posto in cui alimentarsi e riprodursi. Gli abitanti della biocostruzione si suddividono in categorie caratteristiche: quelli che crescono al di sopra della formazione (epifauna), quelli che vivono negli interstizi (criptofauna), quelli che si infossano nelle tasche di sedimento deposto all’interno delle cavità (endofauna).
L'aragosta Palinurus elephas
Il paguro Dardanus calidus
La salvaguardia delle biocostruzioni risiede non solo nella loro oggettiva bellezza che accresce il fascino dei paesaggi sottomarini, ma soprattutto nella loro comprovata importanza biologica ed ecologica. Qualsiasi biocostruzione rappresenta un prezioso nucleo di biodiversità unicellulare e pluricellulare, ed è sede di innumerevoli interazioni tra organismi, dalla competizione alla predazione, dal parassitismo alla simbiosi espressa in tutte le sue molteplici forme. Nel nostro Mar Ionio, dove la luce diminuisce ma non tanto da impedire la fotosintesi, come negli anfratti, all’ingresso delle grotte, sulle porzioni in ombra delle pareti, su rocce o detriti profondi, si rinvengono biocostruzioni originate da alcune particolari alghe rosse dal tallo calcareo chiamate corallinacee e peissonneliacee. Queste formazioni organogene prendono il nome generico di coralligeno e sono tra le più imponenti del Mediterraneo.
La spugna Axinella damicornis ricoperta dai polipi di Parazoanthus axinellae.
Le alghe dapprima ricoprono il substrato roccioso o incrostano e agglomerano detriti e frammenti di origine biogenica; una volta gettate le fondamenta, iniziano a elevare le concrezioni sovrapponendo talli su talli. Le costruttrici sono coadiuvate nella loro opera da spugne, madrepore, vermi tubicoli, molluschi sessili, crostacei cirripedi, briozoi che tappezzano, consolidano e ampliano le impalcature algali. Ne derivano formazioni complesse, eccezionali monumenti naturali, ricchi di protuberanze, fessure, labirinti che aumentano l’eterogeneità del paesaggio sottomarino.
Il nudibranchio Felimare picta. Il bivalve Pinna nobilis
La bellezza del coralligeno è accresciuta ancor più dalla presenza di animali molto vistosi come le spugne arborescenti del genere Axinella o le gorgonie dalle ramificazioni a ventaglio. Molti altri organismi sfruttano la grande quantità di nicchie presenti nella biocostruzione, colonizzando ogni angolo della struttura. Cipree, nudibranchi variopinti, polpi, moltitudini di gamberetti e paguri, aragoste, stelle marine, ricci e gigli di mare, scorfani, cernie e murene sono solo alcuni degli innumerevoli abitanti del coralligeno.
La spugna Axinella cannabina
Le biocostruzioni si accrescono assai lentamente, meno di un millimetro l’anno, e il loro sviluppo è costantemente ostacolato dall’azione degli organismi distruttori come il riccio Sphaerechinus granularis che si alimenta dei talli, le spugne perforanti, i molluschi litodomi e alcuni policheti, che scavano gallerie all’interno delle formazioni carbonatiche, indebolendole ma fornendo al tempo stesso nuovo spazio colonizzabile. A livello microscopico, altri biodistruttori esplicano una lenta ma inesorabile azione di dissoluzione chimica, e tra questi funghi, alghe verdi unicellulari e cianobatteri.
Il riccio Sphaerechinus granularis.
Ma la loro attività è inconsistente se paragonata all’impatto diretto o indiretto prodotto dall’uomo su queste cattedrali del mare. L’inquinamento e l’intorbidamento dell’acqua, la pesca con reti a strascico e altri mezzi distruttivi, l’infangamento, l’innalzamento termico globale, le invasioni di specie aliene e ora anche la minaccia di future trivellazioni petrolifere incombono sul delicato equilibrio ecologico che conserva nel tempo le formazioni coralligene del Mar Jonio.
La murena Muraena helena. Il polpo Octopus vulgaris
Per saperne di più, un intero capitolo del nuovo Atlante di flora e fauna del Mediterraneo di Egidio Trainito e Rossella Baldacconi è dedicato alle biocostruzioni dei nostri mari https://www.facebook.com/Atlante.Trainito.Baldacconi?ref=hl
La stella marina Echinaster sepositus
Lo scorfano rosso Scorpaena scrofa.