Le
Stelle del Bosco Incantato
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La notte è un momento magico, unico. La vista viene meno, ma l’olfatto e l’udito si affinano sempre più. In un bosco, durante la notte, puoi ascoltare il canto regolare dell’assiolo, la risata della civetta, i mille versi del succiacapre… puoi udire tra la vegetazione i movimenti schivi dei mammiferi notturni, come spettri invisibili che si aggirano nel bosco, attenti a non farsi scoprire. La notte è proprio stupenda! L’occhio non vede, ma si possono sentire i mille profumi delle erbe selvatiche, il suono dolce delle acque del torrente, le foglie secche di quercia che si frammentano sotto i nostri passi… poi, come per magia, come in un sogno, uno di quei sogni che vorresti non finissero mai, dieci, cento, mille piccoli puntini luminosi che fluttuano nell’aria e quasi si confondono con gli astri del cielo… e si accendono… e si spengono… sono le lucciole, che con la loro bioluminescenza giocano a fare le stelle: le Stelle del Bosco Incantato!
Le lucciole riescono a trasmetterci quelle emozioni e quella
meraviglia primordiali, naturali, le stesse emozioni e la stessa meraviglia che
provavamo da bambini mentre la mamma ci raccontava la favola della buona notte.
E’ incredibile il fascino di questi fantastici insetti, ed ancora più
incredibile è la loro tattica di ricerca del partner: la bioluminescenza, che
può essere percepita dai maschi di lucciola anche fino a quindici metri di
distanza! Con la parola bioluminescenza ci si riferisce alla luce prodotta dagli
esseri viventi attraverso determinate reazioni chimiche; nelle lucciole, questa
bioluminescenza è originata dall’interazione tra due sostanze: la luciferina e
la luciferasi. Il processo di bioluminescenza prevede che la “luciferina”, una
molecola fotogena, in presenza di ossigeno venga ossidata ad “ossiluciferina”
grazie all’enzima “luciferasi”, che catalizza questa reazione chimica di
ossidazione che come prodotto finale ha la luce, una luce fredda, in quanto non
comporta aumento di temperatura.
C’è chi dice che l’anima è fatta di luce e che quando un
essere vivente abbandona questo mondo, la sua anima, la sua luce va in cielo e
diventa una stella… chissà se questo è vero, sta di fatto che la forza vitale
che spinge le lucciole ad andare avanti nell’evoluzione, che permette a queste
specie animali di riprodursi, è proprio la luce!
Ma andiamole a scoprire più da vicino queste lucciole.
Nel bosco Incantato, nelle notti più buie di fine primavera e
inizio estate, risplendono due specie diverse di lucciole appartenenti a due
generi diversi, ma facenti parte della stessa famiglia di coleotteri: la
famiglia Lampyridae. Queste due specie sono la Luciola lusitanica e la Lampyris
noctiluca, due specie differenti nei caratteri morfologici, ma accomunate dalla
capacità di emettere bioluminescenza.
Nella specie Lampyris noctiluca, il maschio può produrre
bioluminescenza solo per brevissimi istanti, mentre la femmina produce
bioluminescenza costante per un massimo di due ore, dopodiché l’interazione tra
la luciferina e la luciferasi smette di essere efficace; la femmina emette
bioluminescenza per circa dieci giorni consecutivi e in quest’arco di tempo
necessita di incontrare un compagno col quale portare avanti la specie. Maschi e
femmine della specie Lampyris noctiluca, nella fase adulta presentano uno
spiccato dimorfismo sessuale: la femmina mantiene un aspetto larviforme, è priva
di ali e le sue dimensioni sono ben maggiori rispetto a quelle del maschio, con
un addome fortemente sviluppato che ripiega verso l’alto durante l’emissione
della bioluminescenza per attrarre il maschio; il maschio si presenta nel
complesso simile agli esemplari delle specie del genere Luciola, con presenza di
due elitre (ali anteriori modificate con funzione di protezione del torace e
dell’addome) e con ali posteriori con funzione di volo, ed è fortemente attratto
dalla luce, a tal punto che anche la luce di una
torcia, oppure la luce di un lampione, o di una casa in lontananza, può
esser da lui scambiata per una femmina in fase di bioluminescenza.
Sopra: femmina di Lampyris noctiluca, sotto: maschio sempre Lampyris noctiluca
La Luciola lusitanica, come la cugina Luciola italica dalla
quale si differenzia essenzialmente dall’avere dimensioni leggermente maggiori e
dall’assenza della macchia nera sul pronoto (la prima sezione del torace con
funzione di protezione del capo e del torace stesso) tipica della Luciola
italica, produce una bioluminescenza bianca ad intermittenza e a produrla sono
sia i maschi che le femmine, i quali si attraggono a vicenda grazie proprio a
questi messaggi luminosi. Il maschio dà vita ad uno spettacolare volo luminoso
alla ricerca della femmina, che invece tende a restare ferma sul suolo o sulla
vegetazione emettendo bioluminescenza, in attesa di essere trovata da un
maschio. La specie Luciola lusitanica non presenta uno spiccato dimorfismo
sessuale, a differenza della specie Lampyris noctiluca: maschi e femmine sono
entrambi alati e nel complesso molto simili, ma il maschio presenta una
corporatura più snella e allungata della femmina e può superare il centimetro di
lunghezza, mentre la femmina si presenta nel complesso più tozza e non supera il
centimetro.
Sopra: Luciola lusitanica
In entrambe le specie, sia maschi che femmine adulti hanno
una vita media relativamente breve. Ad esempio la femmina della specie Lampyris
noctiluca, quando viene fecondata da un maschio, dopo la deposizione delle uova,
quindi dopo circa due giorni, è destinata a morire; stessa sorte tocca al
maschio, il quale nello stadio di adulto non è in grado di cibarsi e quindi,
indebolito dal volo di ricerca della compagna, muore dopo l’accoppiamento. In
pratica, possiamo dire in generale che la lucciola può riprodursi una sola volta
in tutta la sua vita e che quindi l’ultimo atto di vita di una lucciola consiste
nel portare avanti la specie.
sopra: accoppiamento di Lampyris noctiluca
La femmina depone le sue uova nel terreno, uova dalle quali
hanno origine le larve, che passano l’intera stagione autunno-invernale sul
suolo, proteggendosi sotto i sassi e cibandosi essenzialmente di gasteropodi
terrestri, come chiocciole e limacce, anche di dimensioni molto superiori a
loro.
Le lucciole, soprattutto quelle del genere Lampyris, sono
degli ottimi indicatori biologici. La loro presenza in un determinato ambiente
indica salubrità e stabilità dell’ambiente stesso, quindi presenza di un
ambiente privo di elementi inquinanti; le lucciole tendono invece a scomparire
negli ambienti degradati, inquinati, soprattutto laddove si somministrano agro
farmaci alle colture, in particolare gli insetticidi, fatali per le lucciole
anche in piccolissime quantità. Altro fattore limitante per le lucciole è
l’inquinamento luminoso, il quale può provocare una grave confusione negli
individui maschi con conseguenze devastanti sulla riproduzione, in quanto in
ambiente troppo luminoso, il maschio non è in grado di trovare la femmina. Le
lucciole sono quindi degli insetti molto sensibili e negli ultimi anni stanno
diventando sempre più rare e difficili da incontrare. Vi è quindi la necessità
di preservare e salvaguardare quei pochi luoghi in cui ancora oggi si può
assistere all’incredibile spettacolo della lucciola, nella speranza che anche i
nostri figli, i nostri nipoti e i loro discendenti, possano restare stregati
nell’ammirare queste meravigliose, incantevoli e luminosissime stelle del Bosco
Incantato.